Aneddoti – Pagina 5 – Sergio Endrigo
Ago 17, 2014
Novita'!

Categoria: Aneddoti

Io Che Amo Solo Te

00Aneddoti aprile, 17

È uno dei miei brani che ha avuto più successo, e che qualcuno ha avuto il coraggio di usare contro il divorzio nel periodo del referendum.
All’inizio questa canzone non mi sembrava interessante, perché la sentivo molto facile. Poi con il tempo ho capito che se si riesce ad esprimere un concetto con poche parole e poche note il risultato è molto più efficace di una ballata fiume.
Io Che Amo Solo Te è stato il mio più grande successo, e ancora oggi mi rende parecchi soldini. All’epoca vendette 650.000 copie anche grazie ad una grossa promozione. Ricordo che mi resi conto del successo di questa canzone quando a Bologna la sentii fischiettare da un panettiere che andava a fare le consegne in bicicletta. Nel nostro mestiere non si può non aver avuto il successo almeno una volta, è una componente essenziale da cui non si può prescindere.

[da “Sergio Endrigo” (Lato Side Editori, 1982)]

Mi ero innamorato di una segretaria e per lei ho scritto in venti minuti Io Che Amo Solo Te e pensavo di inciderla come un madrigale d’amore, con un’atmosfera molto contenuta. Quando la feci sentire a Nanni Ricordi a lui piacque da morire e Bacalov fece questo arrangiamento così maestoso, con l’introduzione degli archi e tutto il resto. Il direttore dell’ufficio vendite, il signor Pulvirenti, non voleva far uscire il disco perché in quel periodo andavano di moda quelle che noi chiamavamo in gergo le “sedakate”, da Neil Sedaka: arrangiamenti che cominciavano con otto misure di batteria e poi partiva la canzone, mentre invece Io Che Amo Solo Te aveva un’introduzione di archi molto lenta, e secondo loro non poteva funzionare.

[da “Sergio Endrigo. La Voce Dell’Uomo” (Edizioni Associate, 2002)]

Il Giardino Di Giovanni

00Aneddoti aprile, 17

Si chiamava Giovanni D’Amico e l’ho conosciuto nel 1962, la prima vola che sono andato a Pantelleria dove ho passato le più belle estati della mia vita, anche se il Fisco non mi ha mai creduto… Aveva un giardino stupendo, pieno di stupendi alberi da frutta con le arance che arrivavano fino al suolo.
“Il giardino di Giovanni
Abbracciato alla sua casa.
Dove non muore mai la rosa
E non si computano gli anni
Il giardino di Giovanni”
Ho dedicato questa canzone a Giovanni perché era un grande uomo e un grande amico. Capomastro, pescatore, contadino, non so quanta scuola avesse frequentato, ma per me era un uomo colto e di grande personalità e rispettoso di tutto e di tutti.
Ciao Giovanni!

[Sergio Endrigo]

Fu la mia prima canzone importante, prima di questa avevo cantato per sette anni nei night e nelle balere, dove facevo il cantante trilingue, non perché fossi poliglotta, ma perché riuscivo a imparare a memoria i dischi che ci arrivavano dall’estero. La paga comunque era molto buona, indubbiamente migliore dei compensi che ricevetti i primi tempi in cui mi misi a scrivere canzoni. Il mio primo contratto come cantante lo firmai con la Ricordi, dopo aver superato un provino con il maestro Gian Piero Boneschi, che aveva già avuto modo di sentirmi cantare, perché se avesse dovuto giudicare dal provino non avrebbe certamente dato il suo parere favorevole. Ero molto timido e insicuro. A questo punto sorgeva il problema del repertorio. Un giorno, eravamo nel 1960, Nanni Ricordi mi chiese: “Lei non scrive canzoni, per caso?”. Fu questa semplice domanda a far scattare la molla di tutto. Tornai a casa e scrissi prima Bolle Di Sapone, poi I Tuoi Vent’Anni. In quest’ultima, che canto ancora, c’è già la chiave di molte mie canzoni successive: il presagio della fine. Che è poi nient’altro che la malinconia. [da “Sergio Endrigo” (Lato Side Editori, 1982)]

I Tuoi Vent’Anni
00Aneddoti aprile, 17

Quando stavo sotto alle armi studiavo tattica e strategia, ma studiavo anche il francese, e avevo chiesto a mia madre di mandarmi “Les fleurs du mal” di Baudelaire. Avevo cominciato a tradurre le prime poesie ed in questo modo approfondivo lo studio del francese. Una volta lo parlavo benissimo anche perché cantavo canzoni in francese nel night e mi capitò di leggere un romanzo di Argon, “Les cloches de Bâle”, vale a dire “Le campane di Basilea”, dove ad un certo punto Argon racconta che prima dello scoppio della prima guerra mondiale a Basilea ci fu una grande festa con cortei di ragazzini e ragazzine vestiti da angioletti che per scongiurare la guerra cantavano una poesia di Paul Fort: “Se tutte le ragazze e i ragazzi del mondo si dessero la mano”. A me piacque, così la tradussi, la musicai e nacque Girotondo Intorno Al Mondo. [da “Sergio Endrigo. La Voce Dell’Uomo” (Edizioni Associate, 2002)]

Girotondo Inotrno Al Mondo
00Aneddoti aprile, 17

Festival Di Sanremo 1973. Con questa canzone vinsi sia il premio per il miglior testo che quello come miglior interprete. Fu un modo strano per ripagarmi del fatto di non aver vinto, i soliti marchingegni di Sanremo insomma. [da “Sergio Endrigo” (Lato Side Editori, 1982)] Quell'anno [1973; N.d.W.] io ero stato chiamato a partecipare alla commissione di letteratura che doveva scegliere il migior testo poetico presentato al Festival, per il quale era previsto il premio di un milione. In commissione c'erano anche alcuni professori e professoresse del liceo di Sanremo. Alla prima selezione Elisa Elisa era stata scartata, perchè era stata letta con poca attenzione. Io mi impuntai e feci recuperare questo brano per la seconda selezione. L'accusa maggiore rivolta a Elisa Elisa era che non rispettava le regole metriche. Io invece sostenevo che era un inno all'amore, anche se scritto con versi sciolti. Al mio fianco avevo la professoressa Alma Zanon, che era mia amica, e le diedi una gomitata perchè mi sostenesse nella battaglia. Alla terza selezione lessi io il testo di questa canzone, cercando di dargli il giusto tono. A questo punto qualche commissario ha ceduto e così non mi è stato difficile far convergere il maggior numero di voti su Elisa Elisa. Alla fine una delle professoresse, tenace oppositrice, che aveva votato contro fino in forndo, salutandomi, mi disse acidamente: "Adesso sarà contento!" Questo, per quanto mi riguarda, fu l'unico inghippo che feci al Festival di Sanremo. Amilcare Rambaldi [membro della commissione preposta a eleggere il "miglior testo letterario"] [da “Sergio Endrigo” (Lato Side Editori, 1982)]

Elisa Elisa
00Aneddoti aprile, 17

Cantai questa canzone al Festival di Sanremo del 1967, l’anno in cui si uccise Tenco. La cantai nella serata successiva al suicidio, sembrava proprio dedicata a lui. [da “Sergio Endrigo” (Lato Side Editori, 1982)]

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00Aneddoti aprile, 17